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Fabrizio Colaianni

Per diventare sommelier bisogna essere curiosi, e la curiosità è una delle mie caratteristiche principali fin da quando ero bambino e mi aggiravo per le vigne siciliane di mio nonno nei giorni di vendemmia, imparando ad amare questo settore e a conoscerlo fin dalla sua forma più naturale. Ho iniziato a lavorare in Belgio nel ristorante italiano con la più grande selezione di vini italiani di tutto il paese. Contemporaneamente collaboravo con cantine che poi sono diventate delle vere e proprie eccellenze. È stato un inizio perfetto.
Oggi faccio parte del mondo fatato dell’ospitalità di lusso e ne vado molto fiero perché lavoro in uno dei ristoranti gourmet più famosi del mondo. Prima di iniziare a lavorare in questo settore non avevo idea precisa di come funzionasse, ma una volta che sono entrato a farne parte ho capito che i miei obbiettivi coincidevano con quelli di chi fa parte di questo meraviglioso circolo: soddisfare i desideri di un ospite riuscendo a decodificarne le richieste legate al momento. Con il mio lavoro regalo attimi di vita da ricordare. La mia speranza è sempre quell ache un giorno qualcuno dirà “ricordi questa bottiglia? È quella che bevemmoqualche anno fa al Mirabelle”. Non vendo botttiglie di vino, offro motivi per tornare a visitarci legati a grandi ricordi.
L’Italia è un paese ricchissimo di vini e per un sommelier è una missione quotidiana rappresentare il nostro paese al meglio attraverso la conoscenza di questo patrimonio. Questo è ciò che faccio ogni giorno.

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